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PRIMA IL NOME E POI IL COGNOME

Quando si firma o ci si presenta si deve usare prima il cognome e poi il nome o viceversa?


[Manzoni] nel 1866, a chi gli domandava se fosse davvero lui l'autore di un sonetto firmato "Manzoni Alessandro", l'ottantunenne autore dei Promessi Sposi rispose seccato: "Sarebbe per me nota sufficiente di falsità il vedere che il cognome ci si trova anteposto al nome di battesimo, cosa non mai usata da me nel sottoscrivermi".

"Alcuni impiegati di limitata cultura pretendono che la firma si apponga senz’altro col cognome innanzi, come se si trattasse di regola assoluta o di legge di stato”.
Giuseppe Fragale, linguista.
Eccettuato il caso di elenchi o indici che per comodità di ricerca richiedono lo stretto ordine alfabetico non c’è nessuna ragione di discostarsi dall'antica tradizione italiana che consiglia di mettere innanzi il nome al cognome.
Nereo Sacchiero, linguista.
RIFERIMENTI NORMATIVI: Codice civile (Libro primo, articoli 6 e 91); Legge sull’Ordinamento dello Stato civile (articoli 42,45, 55, 73, 75, 77, 96, 126, 140, 181): [quando] stabiliscono disposizioni concernenti le notizie personali, essi specificano con cura prima il nome e poi il cognome.

L'USO DI FIRMARE NOME + COGNOME NON E' SOLO UNA QUESTIONE DI CORRETTEZZA LINGUISTICA, MA E' SUFFRAGATO ANCHE DA PRECISE DISPOSIZIONI LEGALI.
C’è una ragione storica all’ordine nome+cognome: come scrive anche Giovanni Nencioni nel 1995, il cognome nasce come specificazione aggiunta al nome proprio della persona, segnalando in molti casi una sua particolare caratteristica: l’essere figlio di (per esempio, Dante Alighieri stava per Dante figlio di Alighiero), oppure l’esercitare una certa professione (es. Fabbri), avere una particolare caratteristica fisica (es. Piccinini) o il luogo di provenienza (es. Andrea dal Castagno). E, come solitamente la specificazione si pospone al sostantivo a cui si riferisce (es. il fiore giallo), così il cognome va, naturalmente, dopo il nome. Anche Nencioni critica l’uso burocratico, passato addirittura all’orale, di anteporre il cognome perfino nel presentarsi, pur riconoscendo la possibilità di usare tale ordine negli elenchi alfabetici.
Alfonso Leone, nel 1976, dava alcune possibili motivazioni all’usanza di firmarsi anteponendo il cognome, facendone risalire l’uso alla scuola, dove il nome viene, per usare le sue parole, lasciato in ombra, a favore dell’uso generalizzato del cognome, tanto che alla fine “[…] persino tra loro, i ragazzi finiscono con chiamarsi per cognome […]”.

Riporto le parole di Beppe Severgnini, giornalista e autore del blog Italians, dal titolo Ricordando Cerutti Gino (il re del Giambellino):
Il cognome prima del nome si può usare solo sugli elenchi (per facilitare la ricerca); o in alcuni moduli prestampati. Ma quando esiste la libera scelta, non sia mai. Il cognome prima del nome è una genuflessione inconscia. "Sono Pinco Pallino!" è, in fondo, una forma di orgoglio pinchesco. "Sono Pallino Pinco..." vuol dire presentarsi come un suddito, un numero, uno dei tanti pallini di questo mondo.
Il cognome prima del nome è un indicatore psicosociale, come la presenza di tatuaggi e l'avambraccio sinistro sul tavolo mentre si mangia. Queste cose le avrebbe potute fare Eugenio Montale, se avesse voluto; voi ed io, no. Una lettera firmata "Piselli Luigino" indica che il poveretto, oltre a un cognome complicato, ha anche un atteggiamento sbagliato. C'è servilismo, in quell'inversione. Inevitabile per una recluta il primo giorno di caserma, mezzo secolo fa; non per Luigino Piselli, cittadino italiano del XXI secolo.
Ricordate il Cerutti Gino di Giorgio Gaber ("Il suo nome era Cerutti Gino/ ma lo chiamavan Drago /Gli amici al bar del Giambellino / dicevan ch'era un mago"). Il cognome anteposto al nome era un modo efficace d'indicare l'ambiente milanese in cui si muoveva il personaggio. Ma ciò che era stilisticamente possibile in un bar del Giambellino nel 1962 è improponibile in un caffè di corso Magenta nel 2007. Cerutti Gino ha lasciato il posto a Gino Cerutti: un nome con cui - Gaber sarebbe sorpreso - puoi anche lanciare una linea di abbigliamento per giovani.
Insomma: se anteporre il cognome al nome è una dichiarazione, un vezzo o una provocazione, fate pure. Altrimenti, lasciate perdere.

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